Il conflitto nel lavoro è socialmente considerato negativo perchè portatore di aggressività e distruzione. Tuttavia c’è un elemento positivo nel conflitto: l’apertura comunicativa. Come vogliamo usare l’apertura comunicativa? Per risolvere problemi o per distruggere rapporti? La modalità con cui gestiamo un conflitto mette in evidenza le nostre caratteristiche e quelle del nostro antagonista, sia in positivo che in negativo. La valenza di utilità del conflitto è che da questo può emergere un potenziale costruttivo: abbattendo il muro dell’indifferenza o della paura dell’apertura in un team può permettere la creazione di nuovi scenari nell’ambiente aziendale.

L’educazione ricevuta a livello familiare e nell’infanzia spesso determina il modo di rapportarsi agli altri in caso di conflitto. Come ci relazioniamo? Evitiamo il dialogo e scappiamo? Ci mimetizziamo? Diciamo tutto quello che pensiamo o pensiamo a quello che diciamo? Sappiamo essere diplomatici o siamo in preda alle emozioni del momento? L’intelligenza emotiva ha un ruolo chiave nella gestioni degli scontri interpersonali e può essere allenata a mantenere la concentrazione sull’obiettivo evitando di essere succubi della punteggiatura della comunicazione che crea reazioni causa effetto a cascata tra gli interlocutori, reazioni sempre più difficili da contestare e arginare.

Esercitazioni con role play, esempi pratici e riflessioni su alcuni approcci psiclogici al conflitto sono gli ingredienti di un percorso frmativo finalizzato a trasformare il disagio conflittuale in una opprtunità di crescita e di presa  nuove  e stravolgenti, quanto utili, decisioni.
Un conflitto non può mai essere risolto al livello in cui sorge: a quel livello ci sono solo un vincitore e un perdente, non una riconciliazione. Il conflitto deve essere spostato a un livello superiore, come se guardassimo una tempesta dall’alto. (Jeannette Winterson)